Violazione obbligo mantenimento: La Corte di Cassazione ha ribadito come il diritto al mantenimento, per i figli maggiorenni, è legato a un impegno concreto negli studi.
Violazione Obbligo di Mantenimento: il parere della Corte di Cassazione
Il caso in esame riguarda l’interruzione del pagamento delle spese universitarie da parte del padre nei confronti del figlio. Nello specifico, il giovane, iscritto da un decennio a un corso di laurea, aveva smesso di sostenere esami. La decisione è stata contestata dalla madre e dal figlio, i quali hanno presentato ricorso, accusando l’uomo di violare gli obblighi di mantenimento stabiliti durante il divorzio.
In particolare, il giovane, iscritto a un corso di laurea triennale nel 2009, dal 2017 non aveva più sostenuto esami. Di conseguenza, il padre ha deciso di interrompere il sostegno economico.
I giudici di primo e secondo grado avevano già evidenziato come il mancato avanzamento negli studi fosse imputabile esclusivamente al figlio, il quale non aveva mostrato alcun progresso, nonostante i mezzi economici messi a sua disposizione. Anche la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della scelta, riconoscendo che l’atteggiamento del figlio rappresenta una “inerzia colpevole”.
Il principio stabilito dalla Suprema Corte
Il giovane, iscritto dal 2009 alla facoltà triennale di giurisprudenza, dal 2017 aveva smesso di sostenere esami. Nonostante ciò, il padre versava una somma pari a 600 euro al mese a titolo di mantenimento, oltre a contribuire per il 70% alle spese straordinarie, comprese le tasse universitarie. Tuttavia, ha deciso di interrompere il proprio sostegno economico.
La Suprema Corte ha ribadito un principio chiave: il diritto al mantenimento per i figli maggiorenni è subordinato alla dimostrazione di un impegno concreto verso l’autonomia economica. Pertanto, a meno che non vi siano impedimenti o ostacoli documentati, una dipendenza prolungata e ingiustificata non può essere tollerata.
Il concetto di “inerzia colpevole”
La Suprema Corte, nelle motivazioni della sentenza, ha chiarito quanto a seguito indicato ovvero che ove si raggiunga “un’età nella quale il percorso formativo e di studi, nella normalità dei casi, è ampiamente concluso, la condizione di persistente mancanza di autosufficienza economico reddituale, in mancanza di ragioni individuali specifiche (di salute, o dovute ad altre peculiari contingenze personali, od oggettive quali le difficoltà di reperimento o di conservazione di un’occupazione), costituisce un indicatore forte d’inerzia colpevole“.
Pertanto eventuali ostacoli personali devono essere puntualmente provati. Diversamente, se gli stessi sono collocati all’interno di una mancanza di iniziativa verso un obbiettivo non verranno considerati. Infatti, la mancata laurea, è da attribuire a uno scarso impegno del ragazzo nei confronti del percorso universitario.
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